Umbrella sharing

Lo so, sono schizzopatica in fase acuta ma settimana scorsa, mentre diluviava e io non avevo l'ombrello, ho avuto un'idea (o almeno il riflesso imbruttito di qualcosa che a me è sembrata un'idea).
Insomma, per tre giorni ho applicato la mia più recente invenzione: l'Umbrella sharing (puritani della lingua, mi passate l'apostrofo con l'inglese?)
È stato bellissimo e ho quindi deciso di farne una vera e propria iniziativa, una moda e una filosofia.
Ecco come funziona: si esce a fare due passi, una commissione, un po' di shopping in una giornata piovosa, in una località abbastanza frequentata dai pedoni (a Villa Guardia, sulla Varesina, magari ve lo sconsiglio) rigorosamente senza ombrello e chiedendo dei brevi "passaggi" a sconosciuti, facendo con loro il pezzetto di tragitto comune per poi farsi accogliere da un altro passante che va nella nostra stessa direzione. E sotto l'ombrello ospite si chiacchiera.
C'è il rischio di conoscere gente nuova anche in una città dove si crede di conoscersi già tutti, si ha qualcosa da raccontare una volta tornati a casa, si impara qualcosa di nuovo e non è pericoloso come accettare un passaggio in auto da uno sconosciuto.
Unica deroga, si può tenere in borsa un cappellino, metti che siano tutti a casa per il pranzo (o tutti stronzi...)
In questi tre giorni, mi sono riparata con una quindicina di persone e ho aneddoti carini da raccontare...appena trovo il tempo.
Nel frattempo ci provate e mi raccontate i vostri?
Buona fortuna e.... Speriamo che piova! 

2 commenti:

  1. Divertente suggerimento, io toglierei soltanto una L trasformando l'anglosassone Umbrella nel più nostrano Umbrela. Non so, mi piace di più :)

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  2. Sei un genio Mauro! Un genio nostrano!!!!

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