Papà divorziati sempre più poveri? Facciano una rapina a Oslo!

Sembra un hotel, invece è la cella di un carcere norvegese
Dalla mia rubrica su Il Varesino di novembre

 "Care vedove con otto figli, tanto in auge ed emblema di povertà e virtù per tutto l’800 e per gran parte del secolo scorso, fate spazio! Quest’anno il primato dei senza tetto va, anche nella nostra provincia, ai papà separiti. Sono loro che, tra alimenti, lascito della casa e depressione post divorzio, conquistano la palma d’oro della povertà nazionale. La causa principale (e il maggiore rischio cui si è esposti) è la perdita del lavoro, perché chi soffre per l’allontanamento dai figli spesso non riesce a risollevarsi, casca in un buco sempre più buio, comincia a perdere le energie, a non alzarsi dal letto (sempre che dopo aver lasciato la casa alla moglie ne abbia uno) e finisce con il farsi licenziare.
Poi compri “Io Donna” e l’articolo di punta è dedicato alle carceri norvegesi, quelle dove presto sarà trasferito Breivik (l’attentatore che è accusato delle stragi di Oslo e Utoya), quelle di massima sicurezza con assassini, pedofili e narcotrafficanti: “celle” ampie, singole, in materiale completamente ecologico e anallergico, con bagno privato, schermo piatto e collegamento wi-fi (sembra di essere in un allestimento dell’Ikea). Tre pasti al giorno con quattro portate ciascuno, pensati per seguire una dieta dall’alto valore nutrizionale oltre che dal sapore eccellente. Quindi via paparini, rimboccarsi le maniche e…a laurà (come diceva Gianni Prosperini prima di finirci lui in galera)? Ma che! Una bella rapina a mano armata a Oslo e il problema è risolto. Tra l’altro all’interno del carcere potete lavorare, (per sole sette corone al giorno ma vitto e alloggio sono compresi quindi…) così potete continuare a pagare gli alimenti: che poi non si dica che non pensate alla famiglia o che anteponete il vostro benessere a quello dei figli! In più quando uscite (purtroppo per voi fra massimo 21 anni perché in Norvegia non esistono pene più severe) il carcere fa da ufficio di collocamento e vi trova un lavoro adatto alle vostre inclinazioni e al vostro titolo di studio. Ma per allora si spera che i vostri figli uno straccio di lavoro se lo siano trovato.
Ma forse il problema è alla radice e la nostra evoluta società un po’ vi vuole punire: chissà cosa avete fatto di tanto brutto a vostra moglie, quella santa donna, per farvi cacciare di casa. Rilassatevi: se non l’avete picchiata o molestata in alcun modo, e se come al solito siamo al buon vecchio tradimento, alla mamma un po’ invadente, ai vostri calzini sporrchi sempre in giro per casa, è difficile che possiate essere giudicati peggio di quelli “ingabbiati” in Norvegia.
Non storcete il naso care signore. Già vi vedo, offese ma con aria di superiorità, a pensare “il solito giornalista maschilista”. Quest’articolo è scritto da una donna il cui marito non l’ha tradita, non ha una madre invadente, ma di certo non ha capito dove vanno i calzini sporchi… Beh, per stasera lo lascio dormire lo stesso in casa…sul divano però!
Ps per quelli che dopo 302 parole ci stanno ancora pensando: lo so che l’Ikea è svedese!"
                                                                                                                                          

Se lo dice il giudice....


E va bhè, se dobbiamo fare le cose facciamole bene: iniziamo con il botto!
E' di ieri la sentenza dei giudici del tribunale di Milano che da ragione all'assessore Borghi del comune di Gerenzano, chiamato in causa da alcuni cittadini che contestavano il suo scritto sul giornale comunale dell'estate scorsa, con il quale invitava i cittadini a non affittare appartamenti agli stranieri. In realtà la motivazione della sentenza è questione di legge più che di morale: l'assessore non è perseguibile poiché non ha compiuto discriminazioni tramite atti d'ufficio, cioè non si è avvalso della sua funzione amministrativa con il fine di penalizzare o ghettizzare i cittadini, ha solo espresso un parere...cioè: se avesse "promulgato un editto" con cui impediva agli abitanti di Gerenzano di affittare agli stranieri sarebbe stato perseguito, ma così ha solo lanciato un appello... Ora la domanda è: se ricopriamo un ruolo istituzionale, smettiamo di ricoprirlo quando non siamo in ufficio? Cioè, l'assessore Borghi quando scrive sul giornale del comune non è più assessore? I suoi atti non ufficiali valgono come quelli di un normale cittadino o il signor Borghi deve comunque sempre rispondere di un'immagine pubblica? La sentenza, per quanto certamente inattaccabile dal punto di vista della giurispudenza, alla fine sembra dire: "Il politico è politico solo 8 ore al giorno". Ma così mi perdo il senso dell'espressione carica pubblica....
Poi si potrebbe disquisire all'infinito sul valore dello scritto di Borghi, il mio intento di oggi era riflettere sul senso della sentenza, indipendentemente dai suoi protagosnisti e dal motivo scatenante.

Il falso sillogismo della "Gamba in Mano"

Spronata dall'amica Sara, medico, torno a parlare della sanità varesina. La scusa è che due domeniche fa sono andata per la prima volta in vita mia alla guardia medica. Entro nel "corridoio d'aspetto" e sento, attraverso la porta dell'ambulatorio ovviamente spalancata, una dottoressa sui cinquanta, vestita come se dovesse andare all'Hollywood, sbraitare contro un paziente a causa del mal funzionamento del sistema elettronico per l'emissione dei certificati. Del resto, chi più del paziente poteva averne colpa!
Mentre aspetto comincio a domandarmi se, resa nervosa e fragile dal dolore, sarà più probabile che pianga io o che faccia piangere la dottoressa, come feci una volta con un impiegato delle poste, ma questa è un'altra storia.
Per fortuna non ho occasione di arrivare a scoprirlo perché la dottoressa, al culmine del nervosismo, scrive di getto un certificato su carta semplice, lo lancia al malcapitato paziente, porta il suo tacco 12 fino ad un ingresso con la scritta "divieto d'accesso" e, dopo aver salutato malamente, entra e sbatte la porta. Non la rivedemmo mai più.
Dopo una decina di minuti, ancora attoniti, incerti se bussare a quell'uscio, vediamo entrare dalla strada una nuova dottoressa, che ci sorride e ci invita a seguirla nell'ambulatorio. Sembrerebbe un colpo di fortuna, se non fosse per un particolare: la nuova dottoressa secca completamente la diagnosi che, fatta dal mio medico quasi una settimana dopo, mi impedirà di prendere i farmaci del caso perché "ormai è passato troppo tempo e devo lasciare che la malattia faccia il suo corso", con tutti i rischi di cronicità tipici della mancata cura.
L'amica Anna mi dice: "Hai sbagliato ad andare alla guardia medica, dovevi andare in pronto soccorso." Me la rido. Mi ricordo l'ultima volta che siamo andati, in PS, io e Fabry, co-protagonista adorabile di tutte le mie avventure. C'eravamo arrivati in ambulanza e il suo medico, che aveva chiamato per lui il 118, si era raccomandato di fargli avere la precedenza, perché temeva serie complicanze renali. Ovviamente abbiamo aspettato 9 ore, con lui che stava malissimo e io che morivo di paura. Quindi mi sono fatta l'idea che al pronto soccorso non siano tanto bravi a distinguere le urgenze, neanche se un altro medico gliele fa notare e mi sono chiesta: ma se arrivo al pronto soccorso con una mia gamba in mano, si accorgono che quello non è il suo posto?
Sillogismo: al pronto soccorso passi se hai un'ugenza, la "gamba in mano" è un'urgenza quindi passi. O no?
PS Vi prego, nessuno si tagli una gamba per dimostrare che ho ragione! (Ma se siete un medico del pronto soccorso e volete farlo per dimostrare che ho torto....)

L'impatto zero e la parafrasi dell'automobilista stronzo

Finalmente ha smesso di piovere! Il motivo per cui sono così felice è che non ne posso più degli automobilisti stronzi, quelli per i quali non oserei negare la pena di morte.
Tu sei l'ambientalista: vai dal contadino a comprare le verdure, sei l'estremista della raccolta differenziata e nelle buste dividi la carta dalla finestrella di plastica, fai il composto fertilizzante con le bucce di banana. Lui è il furbo: ha la macchina potente, quando la lava usa cinquanta litri d'acqua e sei di dersivo, pensa che l'espressione "senza piombo" faccia un po' povera gente.
Un giorno, come nella favola più bella, le vostre vite si incontrano. Tu ovviamente sei a piedi, diluvia, hai la borsa, i sacchetti, l'ombrello e sei ad un kilometro e mezzo dal lavoro. Lui altrettanto ovviamente è in auto, c'ha fretta, è incazzato, suona ripetutamente il claxon perchè "appena fa due goccie prendon tutti la macchina". Ed è lì, in via Staurenghi, mentre pensi "tanto il semaforo con via Sacco è rosso, rallenteranno" che arriva lui a 70 km orari e prende la pozza, che poi a Varese ha la dimensione e la profondità di uno stagno. Se ti va bene ti ha lavato dalla cinta in giù, se ti va male sei compromesso fino ai capelli.
Però una buona notizia c'è: il semaforo con via Sacco è veramente rosso, allora lui, dopo una frenata decisa e quattro saracche, si deve fermare e tu, borsa sacchetti e ombrello, gli corri incontro, apri la portiera, lo prendi per il bavero e lo gonfi di schiaffi. Chi non ha sognato di farlo almeno una volta? Io sempre quando piove. Anche perché, non per fare la morale, ma io che vado a piedi preservo anche l'ossigeno che respiri tu! Ora, lungi da me chiederti di andare a piedi anche tu, anche perché so benissimo che in alcuni casi proprio non è possibile, soprattutto con i nostri fantastici mezzi pubblici, ma quanto meno non mi rendere la cosa più difficile di quello che è. Lasciami semplicemente arrivare dove devo senza ulteriori complicazioni.
Poi in questi giorni c'è anche la nuova pubblicità della Peugeut 308. Quella in cui lei, vestita Versace dalla testa ai piedi, si posiziona sul marciapiede, proprio sulla linea di tiro dell'auto in corsa, e viene inondata dall'acqua piovana quando l'auto centra la pozza. Ora, vi risparmierò la ridondanza di metafore sessuali di cui quella scena è zeppa, a partire dall'espressione di estasi della tipa...ma una cosa ve la voglio dire, parafrasando Gioele Dix : "Io sono un pedone e come tale sono sempre, costantemente, profondamente incazzato come una bestia."

Slow Food e l'assioma del contadino

Ieri, seguendo il consiglio del nostro amico Davide (anche lui amante del buon cibo) siamo andati a mangiare a Bra, nelle Langhe. Dato che per me il modo migliore per scegliere un ristorante è proprio l'essere indirizzata da qualcuno che ci ha mangiato (e di cui mi fido, perché c'è un sacco di gente che non distingue il prosciutto di spalla per fare i toast dal lardo di colonnata D.O.P.), l'unica informazione che ho preso sul locale è stato l'indirizzo. Risultato: ho scoperto che era del circuito Slow Food solo quando sono stata lì. Che meraviglia! Selezione di dieci formaggi piemontesi, da gustare in ordine di stagionatura, lardo - il migliore mai assaggiato, salsiccia cruda e battuta di carne piemontese al coltello. Io tajarin al ragù di salsiccia e Fabry coniglio al forno. Soffice alle nocciole e degustazione di tre sorbetti. Roero io, Barolo lui. Il tutto curato anche nei minimi dettagli (non vi dico che delizia l'olio che ci hanno lasciato sul tavolo). Risultato: un prezzo di poco superiore a qualunque pizzeria di tendenza del centro di Varese.
Neanche a dirlo: location splendida (corte con filari di glicine lungo tutto il perimetro) e gran botta di culo perché il metre (personale squisito) vedendo una coppietta di innamorati cronici ci ha sistemato in una sala dove eravamo soli, pur essendoci ancora tavoli liberi nella sala principale. (Io temo che il vero motivo fossero le mie scarpe da tennis color puffo abbinate alla mini militare, ma Fabry insiste che non ero affatto fuoriluogo e voglio credergli...)
Perché vi racconto questo in un blog che non si occupa di gastronomia (nè di moda a tavola)? Perché stamattina apro i giornali e vedo che, con poca fantasia, il destino ci ha riservato una giornata di titoli dedicati a varie brutture alimentari: i dodici ortaggi da evitare perché ricchi di pesticidi (primo della lista la mela...prova un po' a mangiarne una al giorno), l'E. Coli non più solo nei germogli tedeschi ma adesso anche nella carne francese.
E allora che cosa faccio io, che sono notoriamente più furba di tutti? Vado dal contadino sotto casa di mia madre che è lì da prima della guerra e ti da "le zucchine, quelle dolci, che piacevano tanto al nonno". E vengo a casa, ovviamente a piedi altrimenti la filosofia Slow Food va a farsi benedire, con due bei sacconi pesanti di verdura fresca. E prendo pure la piaggia! Ma va bhè, almeno sono sicura che i pesticidi non ci siano, mi ripeto mentre vedo uno strano trattore irrigare il campo del contadino con qualcosa che di certo non è acqua. Fa niente, al diavolo anche i pesticidi, almeno ho investito su questo simpatico vecchietto e sulla sua famiglia, gente che vive lavorando la terra - questo lo ripeto mentre uno dei suoi tre figli mi fa mangiare la polvere alzandola con le ruote posteriori del suo BMW. BMW che, tra l'altro, ora che pago il conto, ho l'impressione di avergli regalato io.
Assunto del giorno: filosofia o no, il cervello del contadino ha ben poco di Slow...
http://www.boccondivinoslow.it/home-boccondivino.htm

Assunti sulla sanità varesina


Prendo spunto dall'acquisto dei 4 nuovi ecografi per gli ospedali di Cittiglio e Varese per parlare della sanità varesina...avete presente quella che sulla carta è eccellenza europea ma dove devi aspettare 6 mesi per una retto scopia (lo so per interposta persona, io non ho mai avuto il piacere...)? Ebbene, proprio in queste settimane ho avuto occasione di sperimentare tale eccelsa manifestazione della nostra bella provincia...
A partire dai tempi di attesa tutto fa veramente pena! Partiamo con un esempio: ci vogliono quattro mesi di attesa per mettere uno stent (una "cannuccia" che facilita il funzionamento del rene in persone con calcoli renali) ad un soggetto che di rene ne ha soltanto uno. Se quell'unico rene non funziona perché appunto un calcolo si muove e va ad ostruire l'uscita dei liquidi, il rischio è veramente grave...lo stent in questi casi può rappresentare un salvavita eppure in tutti gli ospedali della provincia di Varese bisogna stare quattro mesi con questa spada di Damocle. Il rischio è anche economico perché, mentre l'intervento per inserire lo stent è cosa de 20 minuti, l'intervento che può rendersi necessario in caso di problemi è molto più complesso, quindi molto più caro. Pertanto, primo assunto: LA SANITÀ VARESINA NON È FURBA.
Secondo esempio: ci vogliono mesi per avere all'Asl un'ecografia dell'addome, quindi che fai? Ascolti il consiglio delle signorine del CUP (poverine, che lavoro infame!) e prendi appuntamento in un centro convenzionato. Tutto perfetto, se non fosse che il medico che ti fa l'esame dice che ti manca un organo. Così, come dirti che non ti è mai cresciuto un dente del giudizio. Un organo, che vuoi che sia: sei vissuto fino ad ora benone, adesso non vorrai metterti a fare i capricci? Se non c'è non c'è! Allora tu che fai, vai dal tuo medico di base (che è più competente di mille specialisti (sarà perché con le persone ci parla?) e gli fai vedere l'eco. Lui non è convinto e ti manda a ripetere l'esame. Tu però sei particolarmente sfigato (e già si era visto!) e fra tutti i medici degli istituti convenzionati, ti ricapita lo stesso dottore che, incapace di comprendere perché il tuo dottore ti faccia rifare l'eco, dopo un controllino, ti dice che conferma la sua tesi: l'organo non c'è, punto e basta.
Come avrete già immaginato, dopo visite, lastre, tac, esami quanto meno invasivi e persino un intervento chirurgico, viene fuori che l'organo c'era, era solo un po' più in basso (millimetri!) della norma. Solo che, come dice la mia grande amica e grande medico Sara Colombo, se non vedi un organo l'ipotesi più provabile è che sia da un'altra parte, mentre è veramente rarissimo che proprio non ci sia. Solo che il medico la prima volta non lo aveva visto e la seconda volta si è risentito del fatto che si avesse l'ardire di voler ripetere l'esame. Ergo, secondo assunto: LA SANITÀ VARESINA È SPOCCHIOSA.
To be continued…

Umbrella sharing

Lo so, sono schizzopatica in fase acuta ma settimana scorsa, mentre diluviava e io non avevo l'ombrello, ho avuto un'idea (o almeno il riflesso imbruttito di qualcosa che a me è sembrata un'idea).
Insomma, per tre giorni ho applicato la mia più recente invenzione: l'Umbrella sharing (puritani della lingua, mi passate l'apostrofo con l'inglese?)
È stato bellissimo e ho quindi deciso di farne una vera e propria iniziativa, una moda e una filosofia.
Ecco come funziona: si esce a fare due passi, una commissione, un po' di shopping in una giornata piovosa, in una località abbastanza frequentata dai pedoni (a Villa Guardia, sulla Varesina, magari ve lo sconsiglio) rigorosamente senza ombrello e chiedendo dei brevi "passaggi" a sconosciuti, facendo con loro il pezzetto di tragitto comune per poi farsi accogliere da un altro passante che va nella nostra stessa direzione. E sotto l'ombrello ospite si chiacchiera.
C'è il rischio di conoscere gente nuova anche in una città dove si crede di conoscersi già tutti, si ha qualcosa da raccontare una volta tornati a casa, si impara qualcosa di nuovo e non è pericoloso come accettare un passaggio in auto da uno sconosciuto.
Unica deroga, si può tenere in borsa un cappellino, metti che siano tutti a casa per il pranzo (o tutti stronzi...)
In questi tre giorni, mi sono riparata con una quindicina di persone e ho aneddoti carini da raccontare...appena trovo il tempo.
Nel frattempo ci provate e mi raccontate i vostri?
Buona fortuna e.... Speriamo che piova! 

Autostrade

Premesso che ad agosto anche trovare notizie carine diventa un'impresa titanica, con i giornali in edizione ridotta e i TG locali con lo stesso giornalista che fa 18 diversi servizi, oggi vorrei toccare un argomento tristemente caro a buona parte dei varesini: i trasporti verso Milano!
Chi ha letto la Prealpina nella giornata di ieri o chi, e non glielo auguro, mercoledì è dovuto rientrare nel pomeriggio dalla città meneghina, sa che i disagi ferroviari sulla linea delle Nord continuano, anzi: si aggravano. Nel frattempo l'Autolaghi incrementa in continuazione le tariffe con percentuali che fanno spavento...va bhè, tranquilli: c'è il car pooling! Quindi se abiti a Solbiate, vai senza sforzo a prendere il tuo collega di Daverio e insieme spingetevi fino a Cantello a recuperare quella ragazza carina che lavora vicino a voi. Al collega di Varese invece conviene lasciare la macchina all'autogrill di Castronno così lo tirate su al volo. Però lo sconto è sensibile: il 64% dellee 2.50 € che servono per andare OGNI GIORNO A MILANO; in più dividi per quattro... Ah, dimenticavo: se dovete fare tutta questa gincana alzatevi all'alba: il car pooling è valido solo fino alle 09.30 e sai, ora che giri tutta la provincia.... Comunque la colpa è vostra: trovare un lavoro di questi tempi è così semplice, che proprio non si capisce perché fra le mille opportunità che vi sono state offerte, non avete scelto di lavorare nella stessa azienda in cui lavora il vostro vicino di casa... ah, lui è fisico e voi avvocati? Sottigliezze! Imparate ad adattarvi!!!
Comunque una propostina io l'avrei: senza ricadere sulla solita storia del bollino, che mia madre tanto la mena "facciamo come la svizzera!" "Ma', la Svizzera a 10, 12km massimo di autostrade, da noi il bollino costerebbe 2000€" Non si può molto semplicemente fare l'abbonamento come per il pullman o il treno? Ti fai un abbonamento mensile che costa sensibilmente meno che andata e ritorno X 31... Ma megli ancora: UN BEL TRENO CHE FUNZIONA, non dico puntuale, sempre italiani siamo, ma almeno con ritardi tollerabili???

Donne, politica e territorio

Stasera alle 18.00 (16/02) dirigerò il dibattito fra 5 donne di diversi partiti ma tutte schierate alle regionali a favore di Umberto Ambrosoli.
Argomento: politica al femminile e territorio.
Speriamo di sentire cose interessanti!
Con:
- Michela Barzi ETICO A SINISTRA
- Renata Castelli PD
- Marzia Giovannini SEL
- Angela Melodia PATTO CIVICO  PER AMBROSOLI
- Annabella Ruzzo IDV (che nella locandina manca)