Se lo dice il giudice....


E va bhè, se dobbiamo fare le cose facciamole bene: iniziamo con il botto!
E' di ieri la sentenza dei giudici del tribunale di Milano che da ragione all'assessore Borghi del comune di Gerenzano, chiamato in causa da alcuni cittadini che contestavano il suo scritto sul giornale comunale dell'estate scorsa, con il quale invitava i cittadini a non affittare appartamenti agli stranieri. In realtà la motivazione della sentenza è questione di legge più che di morale: l'assessore non è perseguibile poiché non ha compiuto discriminazioni tramite atti d'ufficio, cioè non si è avvalso della sua funzione amministrativa con il fine di penalizzare o ghettizzare i cittadini, ha solo espresso un parere...cioè: se avesse "promulgato un editto" con cui impediva agli abitanti di Gerenzano di affittare agli stranieri sarebbe stato perseguito, ma così ha solo lanciato un appello... Ora la domanda è: se ricopriamo un ruolo istituzionale, smettiamo di ricoprirlo quando non siamo in ufficio? Cioè, l'assessore Borghi quando scrive sul giornale del comune non è più assessore? I suoi atti non ufficiali valgono come quelli di un normale cittadino o il signor Borghi deve comunque sempre rispondere di un'immagine pubblica? La sentenza, per quanto certamente inattaccabile dal punto di vista della giurispudenza, alla fine sembra dire: "Il politico è politico solo 8 ore al giorno". Ma così mi perdo il senso dell'espressione carica pubblica....
Poi si potrebbe disquisire all'infinito sul valore dello scritto di Borghi, il mio intento di oggi era riflettere sul senso della sentenza, indipendentemente dai suoi protagosnisti e dal motivo scatenante.