"Questi fantasmi" a Villa Carioni

So che questo blog si intitola Manu a Varese ma proprio non ce la facevo a sorvolare sull'ultima beffa della PA comasca e sul fattaccio accaduto al presidente della provincia Carioni...
L'operazione trasparenza voluta da Monti contro lo sperpero "auto blu", sta danto i primi frutti. Il 28 gennaio infatti la Gf si è presentata per la seconda volta a Villa Saporiti, sede della già biricchina Provincia di Como, per sequestrare i dati Gps delle auto blu dell’Amministrazione, due Audi A6 che si vocifera siano state completamente smontate. La colpa della Premiata Carrozzeria Carioni & co. è quella di non aver reso disponibili i “libri auto” con le rotte dalle vetture, nonché i dati relativi all’uso dei Telepass. Il registro è scomparso, esisterebbero in compenso foto del Presidente Carioni e degli asssessori Tambini e Cinquesanti che li ritraggono con le mani intorno a un tavolo, ripetendo “se ci sei batti un colpo”, ma per ora il libro continua a farsi negare, stizzoso!
A insospettire la Procura erano state le spese relative all’auto usata dal Presidente ma forse i magistrati non tengono conto degli spostamenti che Leonardo Carioni, cantante hobbista, deve compiere per andare nel cuore del cerchio magico,  chiamato da Bossi che, pare, vada matto per le sue imitazioni di Celentano.
E a proposito di Siamo la coppia più bella del mondo, le male lingue dicono di aver visto più volte una delle auto in città, solo che il passeggero non era Carioni ma la sua signora. Dicono...

Fregature honoris causa

Non esiste categoria in Italia che non abbia manifestato, più o meno veementemente, il suo disappunto riguardo alle scelte del Governo che ricadevano su di lei. C'è chi ha bloccato le strade di un'intera regione, ci sono quelli con la macchina bianca che ora portano solo invalidi e donne incinta, ci sono persino i fantini che promettono di non montare a cavallo. Ma ce ne è una di categoria che ha fatto di peggio, un'azione così eclatante da passare, per fortuna, completamente inosservata. C'è un ordine professionale che, per ringraziare Monti di aver ridotto i fondi e di cancellarli del tutto entro il 2014, gli assegna, honoris causa, la tessera d'iscritto. Sono i giornalisti.
Premetto che concordo sul fatto che non si possano mantenere giornali che vivono solo sugli incentivi statali, vendendo poco niente, si resta quanto meno un po' perplessi dal fato che 10.000 lavoratori del settore in Itlaia possano, potenzialmente, restare senza lavoro tutti insieme... sarebbe un po' difficile ricollocarsi sul mercato... Anche se, a giudicare da come si sta mettendo con il decreto mille proroghe, una soluzione ci sarebbe: giornalista, datti all'ippica!

Absit injiuria verbis?

La notizia è di qualche tempo fa, ma non ho avuto occasione di parlarvene prima
Se il sindaco di Varese Attilio Fontana conosce il latino, e vi ricorderemo che ha frequentato il Liceo Classico, c’è da pensare che ritenga offensivo dare a qualcuno del “Berlusconi”.
Durante una conferenza stampa, tenutasi nel palazzo milanese della Regione, il primo cittadino si è rivolto a Roberto Formigoni chiamandolo “presidente Berlusconi”. Il milanese è sì presidente ma solo, si fa per dire, della nostra verde regione. Fontana, insospettito dai ridolini in sala, si è accorto della gaffe e per scusarsi ha citato «absit injiuria verbis». Ovvero, dal latino, sia lontana l’ingiuria dalle parole. Frase che già nell’impero si usava per dire: «Oh signur, ti ho detto una cosa brutta ma non c’era malizia, è stato solo un lapsus». Al che Formigoni ci ha messo il carico da novanta: «Una volta era come paragonarsi alle vette dell’Everest».
Una volta, appunto. Peccato che Berlusconi non avesse ancora rassegnato le dimissioni, che il suo governo fosse in piedi e che l’azzurro Formigoni sia da sempre uno dei suoi più strenui sostenitori. Non è che con l’uso del passato imperfetto gli ha portato jella?

Beata ma magra ignoranza

I-taglia 38
Dalla mai rubrica su Il Varesino di gennaio
Sapete che a Varese si è da poco concluso il premio Chiara. Bene, ieri mattina un mio collega e amico che lavora per la stampa nazionale mi chiede la cortesia di contattare per lui un fotografo che, essendo del territorio, possa trovargli immagini scattate durante il festival di quest’anno.
«Matteo vorrebbe immagini dei testi premiati, della giuria e del pubblico».
«Ma – mi risponde il fotografo piccato, non vorrò mica insegnargli il lavoro? – una foto di Chiara durante le premiazioni non la vuoi?».
«Chiara chi, scusa?», magari sua sorella faceva la valletta al festival del racconto…
«Chiara l’autore!»
A questo punto sono sorpresa che almeno non pensi si tratti di un nome di donna.
«Mi sempra un po’ difficile, è morto».
«Allora dovevi specificare che si tratta di un premio postumo». Replica lui senza neanche un attimo di esitazione ma con in compenso una certa stizza verso la mia palese inadeguatezza.
«Scusami, tu pensi che il vincitore del Premio Chiara sia Piero Chiara?».
«Ovvio, altrimenti perché si chiamerebbe così». Scema io!
«Certo. E infatti lo vince sempre lui da 23 anni».
Con questa battuta lo metto in allarme e con un colpo d’ingenio (che sin’ora gli era mancato, direi) capisce che lo prendo per il naso e smette di parlare. Ma a me un dubbio resta e voglio dipanarlo:
«Scusa, per curiosità: tu chi pensi sia il vincitore del Premio Campiello? E soprattutto, hai letto gli ultimi romanzi delle due autrici più premiate d’italia: Strega e Bancarella?».