Slow Food e l'assioma del contadino

Ieri, seguendo il consiglio del nostro amico Davide (anche lui amante del buon cibo) siamo andati a mangiare a Bra, nelle Langhe. Dato che per me il modo migliore per scegliere un ristorante è proprio l'essere indirizzata da qualcuno che ci ha mangiato (e di cui mi fido, perché c'è un sacco di gente che non distingue il prosciutto di spalla per fare i toast dal lardo di colonnata D.O.P.), l'unica informazione che ho preso sul locale è stato l'indirizzo. Risultato: ho scoperto che era del circuito Slow Food solo quando sono stata lì. Che meraviglia! Selezione di dieci formaggi piemontesi, da gustare in ordine di stagionatura, lardo - il migliore mai assaggiato, salsiccia cruda e battuta di carne piemontese al coltello. Io tajarin al ragù di salsiccia e Fabry coniglio al forno. Soffice alle nocciole e degustazione di tre sorbetti. Roero io, Barolo lui. Il tutto curato anche nei minimi dettagli (non vi dico che delizia l'olio che ci hanno lasciato sul tavolo). Risultato: un prezzo di poco superiore a qualunque pizzeria di tendenza del centro di Varese.
Neanche a dirlo: location splendida (corte con filari di glicine lungo tutto il perimetro) e gran botta di culo perché il metre (personale squisito) vedendo una coppietta di innamorati cronici ci ha sistemato in una sala dove eravamo soli, pur essendoci ancora tavoli liberi nella sala principale. (Io temo che il vero motivo fossero le mie scarpe da tennis color puffo abbinate alla mini militare, ma Fabry insiste che non ero affatto fuoriluogo e voglio credergli...)
Perché vi racconto questo in un blog che non si occupa di gastronomia (nè di moda a tavola)? Perché stamattina apro i giornali e vedo che, con poca fantasia, il destino ci ha riservato una giornata di titoli dedicati a varie brutture alimentari: i dodici ortaggi da evitare perché ricchi di pesticidi (primo della lista la mela...prova un po' a mangiarne una al giorno), l'E. Coli non più solo nei germogli tedeschi ma adesso anche nella carne francese.
E allora che cosa faccio io, che sono notoriamente più furba di tutti? Vado dal contadino sotto casa di mia madre che è lì da prima della guerra e ti da "le zucchine, quelle dolci, che piacevano tanto al nonno". E vengo a casa, ovviamente a piedi altrimenti la filosofia Slow Food va a farsi benedire, con due bei sacconi pesanti di verdura fresca. E prendo pure la piaggia! Ma va bhè, almeno sono sicura che i pesticidi non ci siano, mi ripeto mentre vedo uno strano trattore irrigare il campo del contadino con qualcosa che di certo non è acqua. Fa niente, al diavolo anche i pesticidi, almeno ho investito su questo simpatico vecchietto e sulla sua famiglia, gente che vive lavorando la terra - questo lo ripeto mentre uno dei suoi tre figli mi fa mangiare la polvere alzandola con le ruote posteriori del suo BMW. BMW che, tra l'altro, ora che pago il conto, ho l'impressione di avergli regalato io.
Assunto del giorno: filosofia o no, il cervello del contadino ha ben poco di Slow...
http://www.boccondivinoslow.it/home-boccondivino.htm

1 commento:

  1. non mi intendo di slow food -proprio non me ne intendo- perciò penso solo che ormai è giusto questione di scelta di vita: anche il piccolissimo contadino, se vuole, può fare alla maniera del ricco fazendero, diventare un "uomo Del Monte" in piena regola e farsi il BMW con poca fatica...basta che faccia il furbetto quando ne ha occasione (brutta epidemia, quella dei "furbi", peggio dell'E.Coli mutante!).
    Non dico che LO FA, ma che PUO' FARLO SENZA TROPPI SFORZI.
    Purtroppo, occorre fare più fatica a pensare e gestire le cose in modo diverso, con attenzione anche a principi che non poggiano sul "profitto" (ah, questi bolscevichi!).
    Ma trovare esempi virtuosi in giro è un bel segnale che da qualche parte le cose possono girare -e che già lo fanno- in modo diverso :-)

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